La libertà per evitare l’omologazione

In un discorso rivolto alle Nazioni Unite il 24 settembre 2019, in occasione della settantaquattresima Assemblea Generale, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump indirizzava un messaggio chiaro e forte sulla necessità di costruire “un mondo libero fondato sulle proprie radici nazionali, senza cercare di cancellarle o sostituirle”.

“Se vuoi la libertà, sii orgoglioso del tuo Paese”, asseriva nel suo intervento, “se vuoi la democrazia, preserva la tua sovranità, se vuoi la pace, ama la tua nazione”. Dichiarava dunque la sua previsione, che sembrava più un monito “Il futuro non appartiene ai globalisti, il futuro appartiene ai patrioti”.
In poche ma significative frasi Trump condensava i temi fondamentali che contraddistinguono oggigiorno i due principali orientamenti politici su scala mondiale che delineano un importante spartiacque tra progressismo globalista e conservatorismo identitario.

Abbiamo da un lato un sistema progressista che promuove il multiculturalismo, il mondialismo, l’immigrazionismo, la religione ecologista, l’islamicamente corretto, l’individualismo, i diritti delle minoranze, in nome di politiche ordoliberiste che hanno portato a una oligarchia di pochi a discapito del ceto medio produttivo e delle piccole realtà.

Da un altro lato un sistema conservatore che difende le identità, le sovranità, le diversità dalla omologazione e dalla atomizzazione della società, sposando il progresso senza rinnegare istituzioni e valori, garantendo la sicurezza, difendendo la sacralità della vita, il bene comune, la centralità della famiglia naturale e della persona promuovendo una economia sociale di mercato che garantisca il mercato libero, con proporzionati correttivi sociali e con opportune tutele per la collettività.

Il dualismo tra le due correnti di pensiero ruota intorno al tema della libertà e della creazione di un mondo libero. Ma cosa è la libertà? E’ quella paventata dal mainstream mediatico in cui si esaltano i diritti individuali e personali di ogni essere umano, incuranti di quelli altrui e delle diversità tra popoli diversi senza confini, svincolati dalla società in cui si vive e dalle norme che ne regolano la comune convivenza? E’ quella del mercato globalizzato e della finanza speculativa che opera al di sopra delle leggi e delle norme imposte da Stati sovrani?

Oppure occorre forse cambiare orizzonte e far riferimento alle libertà individuali e collettive di pensiero e di azione che si inseriscono in un sistema di regole e di valori non negoziabili fondati sulla centralità del bene comune, dell’essere, della persona, della famiglia naturale e di tutte le istituzioni che hanno ispirato e guidato per decenni le principali democrazie occidentali?

La sinistra globalista e progressista, in nome di una costante presunta e auto-assunta superiorità morale, ha da sempre fatto propri i principali temi che governano la nostra società, tra cui appunto la libertà, la pace, i diritti, l’ambiente e l’ecologia (fino ad assumere connotati quasi religiosi e dogmatici), salvo interpretarli e piegarli alle proprie logiche per perseguire l’imposizione di un modello mondiale basato sul pensiero unico e sull’uomo oeconomicus e consumante, alla perenne ricerca del profitto, in una società atomizzata che aliena l’individuo e annichilisce l’anima.

Eppure questi temi non sono di appannaggio esclusivo della sinistra progressista, bensì vanno declinati in chiave identitaria, liberale e conservatrice, al fine di fornire una diversa lettura alternativa che differisca dal pensiero unico dominante che si cerca di imporre. Tale imposizione viene condotta attraverso la promozione di una cultura dell’odio, della paura e della morte che pervade l’informazione e il dibattito politico, additando negativamente ed esponendo alla gogna mediatica (e talvolta giudiziaria) chi la pensa diversamente.

Alla luce di questo binomio, è oggi quanto mai necessario affermare con forza un sistema che possa coniugare le istanze liberali e quelle conservatrici, favorendo la sussidiarietà, la difesa delle comunità locali e la rinascita del ceto medio produttivo e imprenditoriale, vero volano delle economie nazionali, promuovendo un abbassamento delle tasse e degli oneri per le imprese.
La vera libertà è quella di poter essere autenticamente noi stessi a casa nostra e di poter sostenere opinioni e posizioni politiche liberamente, al di fuori della dittatura del pensiero unico dominante e del politicamente corretto.

La libertà promossa nel rispetto delle regole e dei valori non negoziabili è la chiave di successo del fronte identitario, nell’auspicio che l’area liberal-conservatrice possa trovare una sintesi con le istanze popolari e sovraniste all’interno del centro-destra e coniugare la difesa dei valori con la promozione di un sistema economico che garantisca al contempo il mercato libero, la concorrenza, le tutele sociali e il rispetto delle sovranità.

FF

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