Greta, genuina intuizione o fenomeno di distrazione di massa?

La ragazza svedese di 16 anni pare voler ripercorrere le orme della canadese Severn Suzuki che all’età di 12 anni nel 1992 parlò alle Nazioni Unite per scuotere i big del mondo sui temi ambientali e sul tanto dibattuto e discusso tema del cambiamento climatico.

Anche lei nel palazzo di vetro, al fianco di capi di Stato e importanti personalità politiche e del mondo dello spettacolo, ha diviso l’opinione pubblica con le sue parole forti e minacciose, da molti giudicate spropositate, eterodirette e fin troppo costruite e telecomandate: “Siamo all’inizio di una estinzione di massa, non siete abbastanza maturi per dire come stanno le cose”. Questo il monito con cui ha puntato il dito contro i governi, alcuni governi, del mondo.

Ma siamo davvero così sicuri di essere vicini e prossimi a una situazione tanto catastrofica? A una apocalisse così imminente?

Il cambiamento climatico, occorre chiarire, non dipende solamente dalla attività antropiche, così come l’anidride carbonica non è di per sé un agente inquinante. Il riscaldamento globale ha diverse concause e tra queste vi è, preponderante, la variabilità climatica naturale, che si ripete in maniera ciclica nel corso della storia millenaria del nostro pianeta, con picchi di maggiore caldo in alcune ere, glaciali in altre.

L’aumento di 0,9°C della temperatura dal 1850 a oggi, insomma, non è, solo, causa dell’aumento della CO2 derivante dalle attività antropiche, ma ha visto aumenti e diminuzioni nelle diverse decadi e difficile è oggi prevederne l’andamento futuro.

Orbene, ciò non significa che non vi sia un problema di riscaldamento della superficie terrestre, ma di certo le affermazioni catastrofiste e allarmanti lanciate dalla 16enne attivista, rilanciate con grande enfasi dal mainstreaming mediatico e politico mondiale, non sono poi così veritiere e realistiche.

Nel mondo odierno che fonda tutta la sua azione su slogan altisonanti e sulle figure di influencer che vengono costruiti, finanziati e amplificati a tavolino, è fondamentale tornare ad avere un approccio serio, concreto e responsabile.

Diversamente non si spiegherebbe il forte sostegno dato a questo nuovo grande fenomeno mediatico da parte esclusiva dei maggiori esponenti delle politiche globaliste e progressiste.

Così come diversamente non si spiegherebbe il motivo per cui la giovane attivista parli solo di CO2 e non di altri agenti inquinanti e per cui ben si guardi dal prendersela con la grande potenza mondiale della Cina, nel corso dei suoi attacchi ai governi mondiali, puntando il dito solo contro il cattivo Trump e contro i suoi amici.

Anziché interrogarsi solo sugli effetti del riscaldamento globale, sarebbe bene parlare delle cause dello stesso. Cosa che non avviene assolutamente.

Il mantra è costituito solo dal tema della decarbonizzazione e dell’economia verde per ridurre l’anidride carbonica, tassando i combustibili, promuovendo nuovi modelli industriali nel settore dell’energia e dell’ambiente. Insomma, incentivo per un nuovo business e per nuovi interessi economici. In pratica nuova costante produzione, per la ricerca di nuovi profitti e per la creazione di nuovi mercati.

Nessuno, invece, punta il dito verso i reali problemi principali alla base del riscaldamento globale: la sovrapproduzione dei beni, il consumismo portato all’estremo, la continua necessità di incrementare i bisogni terrestri, viaggiando di più, lavorando di più, producendo di più, utilizzando più energia, inquinando di più.

Nessuno evidenzia che il problema è il modello sociale di questo mondo globalizzato, in cui si preferisce far viaggiare le merci da una parte all’altra del mondo, spostare cose e persone massimizzando il consumo e abbandonando ogni principio di sussidiarietà e di località.

Nessuno spiega che i problemi a cui dobbiamo far fronte sono proprio il frutto delle politiche globaliste, progressiste e consumiste degli ultimi anni, che, sulla base di un liberismo economico e un liberalismo valoriale sfrenati e senza regole, frammentano sempre più la società e alienano l’individuo portandolo a essere solo e “consumante”, perseguendo pedissequamente la logica del profitto e del mercato.

La vera risposta al problema del riscaldamento globale non è negli slogan vuoti e altisonanti lanciati da una attivista sedicenne, che ha deciso di sospendere la scuola e con essa la possibilità di studiare e imparare, né nelle campagne del mainstream mediatico che idolatra gli eroi del momento per perseguire interessi economici, finanziari e industriali di altro tipo.

La risposta è nel riuscire a realizzare un nuovo modello di sviluppo che promuova la centralità della persona, della piccola e media impresa, del consumo locale, dell’importanza dell’identità e della diversità, contro la massificazione indiscriminata e incontrovertibile della nostra società.

Siamo al paradosso per cui le masse progressiste scendono in piazza per contestare i risultati del progressismo, le masse consumiste si ribellano al consumismo, le masse liberiste protestano contro gli esiti del liberismo estremo.

Gioiscono, invece, le élite globaliste che, veicolando e sostenendo queste proteste, tornano ad aggregare le masse sotto l’egida delle proprie politiche progressiste, rafforzando il proprio interesse mondialista.

Il sistema globalista che si ribella a se stesso per autoalimentarsi e rafforzarsi, aggregando in piazza masse ignare che protestano contro se stesse e portano nuova linfa al proprio carnefice.

Apriamo gli occhi e difendiamo le nostre identità, le nostre sovranità, il nostro spirito patriottico.

E’ questo il miglior modo per combattere il cambiamento climatico.

FF

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